Philippe Daverio ospite a Mondomusica

DaverioTra gli eventi culturali ( oltre 60 ) presenti nell’ultima edizione di Cremona Mondomusica 2012, significativo è stato quello con Philippe Daverio, famoso critico d’arte e noto volto di alcuni programmi televisivi ( tra cui Passepartout su RAI3 ). In questo incontro ha approfondito l’evoluzione che gli strumenti ad arco hanno avuto nel XVI° secolo. Ai microfoni dell’intervistatore ha così risposto:

Cosa rappresenta per lei la fiera del violino di Cremona? Per me è la prima volta che partecipo. Questo è un luogo dove sento la presenza di quell’idea diffusa per cui l’Italia vorrebbe talvolta considerarsi ( e ne avrebbe il diritto ) il centro della musicomania mondiale.  Specifichiamo, non ho detto né della museologia né della musica. Dopotutto, se la terminologia musicale del mondo intero è ancora quella italiana, ci sarà una ragione. Questo motivo è legato ad una tradizione formidabilmente articolata e trasversale del mondo musicale, oggi purtroppo un po’ dimenticato. Questo perchè la società è andata avanti preoccupandosi di costruire autostrade, piuttosto che diffondere nozioni culturali. 

Quali sono le sue riflessioni nel sentire il suono del violino? Da tempo ci domandiamo se l’Italia sia un Paese che produce. Una fiera come questa dimostra che è vero. Non solo che l’Italia sia una Nazione che produce, ma è vero anche che l’Italia è un metro mondiale di riferimento. Basti pensare che più della metà dei visitatori non sono nostri connazionali, ma vengono da fuori. E se fanno così tanta strada per venire a Cremona ( che non è Chicago… ) è perchè qui trovano quella magia e quella pulsione di base presente nel campo della musica italiana. 

Come possiamo difendere la musica? Difendere la musica è una grande fregatura, bisogna saperla fare. Cioè, la musica non è qualcosa di astratto, non è come salvare un monumento. Salvare la musica è salvare una cultura, un modo di fare e di saper fare. Inoltre, la musica ha questa grande e drammatica eredità tecnica: bisogna studiare, cosa che da noi non viene accolta in modo favorevole. Percui a noi resta una genialità naturale. Pensiamo alla quantità di eccellenti insegnamenti musicali che si fanno negli Stati Uniti. Ogni Università ha una decina di quartetti, eppure i violinisti americani faticano ad eccellere. Qui da noi ogni Università ha una decina di bar, eppure ci sono individui dotati di talento. 

Quale conclusione trarne? Questo vuol dire che questo Paese disordinato psichicamente, innegabilmente vicino alla demenza, che è l’Italia, continua ad avere delle energie sotterranee che ogni tanto esplodono nella loro qualità, e su quello bisognerebbe contare: vuol dire fare Save-Italy.

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